“La nostra cultura è basata nel peggior caso sul massacro organizzato degli animali, allevati e annientati con brutalità inenarrabile negli allevamenti e infine pronti da consumare nei cellophane del supermercato, e nel miglior caso sul loro addomesticamento, ovvero sul nostro vanesio tentativo di controllarli, di renderli con le nostre attenzioni abbastanza simili a noi, di pretendere da loro forme di amore immediatamente fruibili che ci gratifichino e che colmino i nostri vuoti affettivi, non spostando mai l’asticella gerarchica che separa l’antropos dai suoi giocattoli vivi, i suoi servitori affettuosi e obbedienti.
Perchè sono solo questo, per noi, oggetti: o della nostra dieta o della nostra vita domestica.
Che siano salme o batuffoli scalcianti sui divani, bistecche o versioni vive e lievemente faticose di pantofole a forma di orsetto. Infatti li adottiamo da cuccioli e cominciamo a disprezzarli se ci guardano con diffidenza o mangiano il nostro cibo o non accorrono quando sentono il proprio nome: se non ci obbedisce non va bene, non è intelligente, come se la schiavitù fosse un sintomo di intelligenza.
Dai nostri animali esigiamo compagnia e intrattenimento, rispetto asimmetrico: sono le nostre geishe, le nostre play station, i nostri pupazzi con musetti adorabili. Non vediamo mai il modo in cui stanno al mondo, ma solo il modo in cui stanno nel nostro mondo: non li ascoltiamo, non li riconosciamo, vogliamo solo essere ascoltati, riconosciuti. Valorizziamo ogni loro gesto che si avvicina al nostro sentire, ma ignoriamo ed equivochiamo tutto il resto-tutte le azioni, immagini, sentimenti che sfuggono alla nostra lettura e sprofondano nel mistero del loro essere animali.
Li cibiamo, ossessionati dalla loro fame e scambiandola per avidità.
Abbiamo coniato anche un termine per loro, contro di loro, animalità: non è ahimè un riferimento all’anima che ci porgono a ogni sguardo, assoluta e pura, ma allo sguardo nostro, miope, su di loro, che di quell’anima vede solo l’appendice degli istinti, la stessa peraltro che li accomuna a noi e a tutti gli esseri viventi.
Li amiamo da lontano, gli animali, dalla cella autoreferenziale del nostro linguaggio.
Di loro ricordiamo le fusa, le carezze, gli occhi fissi lacrimosi, i loro slanci per avvicinarsi a noi, e dimentichiamo il modo in cui noi non abbiamo mai provato ad avvicinarci a loro.
Cosa c’è di meglio della compagnia di esseri vivi che non chiedono niente se non la tua attenzione? E noi nel frattempo li abbiamo comandati a bacchetta, li abbiamo usati per sentirci meno soli, li abbiamo mangiati per cena. Nei film li abbiamo trasformati in mostri, ma i mostri siamo noi: anche noi istintuali, famelici, dentati, sessuati come gli animali, ma solo noi in grado di scegliere di non ucciderli e di mangiare altro, eppure non disposti a farlo. Siamo noi i mostri, sì: li sbraniamo ma pretendiamo il loro muto e semplice amore, come l’orco di Pollicino, che infatti aveva forma umana. E ora, in Ucraina, gli animali sono in guerra due volte: nella guerra degli uomini contro gli uomini e in quella antichissima degli uomini contro di loro, quella colossale e infaticabile che li mette all’angolo, sempre, senza possibilità di riscatto”.
A compilation featuring exclusive tracks from ambient luminaries with all proceeds donated to Help Refugees/Choose Love and Sea-Watch NGOs. Bandcamp New & Notable Dec 2, 2021